Alessandro Spano

​Pro o contro il burkini?

21 agosto 2016

Alessandro Spano, Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi

Favorevole al divieto di burkini? Come mai?

Prima di tutto credo che in questo momento storico particolare, il Ticino e i Ticinesi hanno altre priorità di cui discutere. Penso alla salvaguardia del nostro territorio dall'imbruttimento dovuto al cemento, al bisogno di investimenti strategici come opere e strutture sul lungo periodo, e alla necessità di trovare soluzioni urgenti per garantire l'AVS anche alle generazioni future.

Per rispondere alla domanda, il burkini non nasconde il volto e soprattutto non è un problema attuale, perlomeno nel nostro Cantone. Credo quindi che la legge sulla dissimulazione del volto approvata recentemente da Governo e Parlamento sia uno strumento già sufficiente.

Non si limita troppo la libertà personale?

Questo è sicuramente un altro aspetto da tenere in considerazione. I nostri nonni hanno costruito un Paese basato su una Costituzione liberale, nel senso che il cittadino gode di una libertà totale nei limiti previsti dalla legge (e del buon senso). Credo che stiamo rovinando tutto il loro lavoro se adesso chiediamo allo Stato di dirci come possiamo o non possiamo vestirci. Quale sarà il prossimo passo?

L'integrazione passa anche dal permettere l'uso di questo tipo di vestiario?

L'integrazione è composta da un equilibrio tra diritti e doveri per entrambe le etnie; ognuno dev'essere disposto a cedere qualcosa all'altro e la possibilità di indossare il burkini non è sicuramente l'elemento centrale. Insomma, è una questione bilaterale e non unilaterale, come invece è successo in Francia o in Belgio. In queste nazioni la politica d'integrazione ha fallito completamente, tanto che diversi terroristi hanno il passaporto della nazione colpita dalle stragi. Ma questo è successo perché si è permessa la costruzione di ghetti nelle città, si è ceduto all'isolare queste comunità rispetto ai nativi, vi è stata una mancanza di strategia e il risultato è che la polizia non ha il minimo controllo in questi quartieri.

Per fortuna, e questo non possiamo non ammetterlo, in Svizzera le cose funzionano esattamente all'opposto: noi cerchiamo di far interagire le persone tra loro, cercando un equilibrio tra diritti e doveri (pensiamo ad esempio al divieto di dissimulare il volto) e questo a lungo termine è un grande vantaggio. Ad esempio, nelle nostre scuole non ci sono classi per soli locali e per soli stranieri, come non ci sono quartieri per soli residenti e per soli stranieri. Questo però non è un buon motivo per mollare la presa e dormire sugli allori, ma anzi dobbiamo continuare a lavorare.
Non dimentichiamoci poi del lavoro sul nostro territorio che fa il Dipartimento delle Istituzioni tramite il delegato cantonale all'integrazione degli stranieri, con un'azione basata su cinque (!) assi operativi; anche questo è un pilastro della strategia che ci permette di costruire un paese sicuro, al contrario di altre nazioni.