Alessandro Spano

Pianificazione del territorio e mobilità: un legame di sangue

20 maggio 2016

Alessandro Spano, Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi

Nel 1969 è stato introdotto nella Costituzione federale l'articolo sulla pianificazione territoriale, dando alla Confederazione la competenza di regolamentare i principi e ai Cantoni l'applicazione concreta. L'obiettivo che i legiferatori si erano posti era di sviluppare gli insediamenti e le loro infrastrutture in maniera ordinata, attenta ad un uso parsimonioso del suolo ed economicamente sostenibile, per garantire ai cittadini di domani (ovvero noi) degli insediamenti attrattivi, paesaggi diversificati e un'economia solida. Non sappiamo se si tratta di un unicum ticinese o anche gli svizzero tedeschi e i romandi ne sono toccati, ma di certo sappiamo che il nostro territorio ha subìto negli ultimi 50 anni profondi cambiamenti, tanto da avere oggi un territorio poco ordinato e frastagliato, un'urbanizzazione sparpagliata che difficilmente va a braccietto con la mobilità.

Proprio quest'ultimo punto, è una tematica su cui la politica locale deve chinarsi. Nel nostro Cantone, la pianificazione del territorio non ha permesso una coordonazione della mobilità lenta con i trasporti pubblici e la mobilità privata e le attività economiche. Le politiche regionali degli ultimi 50 anni hanno tematizzato la mobilità e la pianificazione su binari diversi, senza accorgersi che in realtà andava fatto un ragionamento su ampia scala per poterli coordinare. Ciò perché al giorno d'oggi tutti noi abitiamo, lavoriamo, facciamo acquisti, andiamo in palestra e incontriamo amici in territori diversi, oltrepassando i confini comunali: ecco perché va fatto un ragionamento a 360° sulla nostra pianificazione.

Non si tratta, quindi, di prendere in ostaggio la garanzia costituzionale della proprietà per un mero sex appeal green che tanto va di moda, bensì di mettere mano ai mille e più strumenti pianificatori e di salvaguardia del territorio per poter pianificare, organizzare, gestire e sviluppare le nostre Regioni. Non si tratta nemmeno di un'economia pianificata, ma - Costituzione alla mano - «di un'appropriata e parsimoniosa utilizzazione del suolo e un ordinato insediamento del territorio».

E la pianificazione ha bisogno di una svolta ora, poiché i grandi investimenti nela mobilità sono in atto oggi e affinché questi siano efficaci, occorre agire. Pensiamo ad esempio al Locarnese, che con l'arrivo di Alptransit avrà i collegamenti con e da Bellinzona ogni 15 minuti, che sarà collegato a Lugano in poco più di 20 minuti e che avrà la nuova stazione di Minusio. Per non perdere il treno e per rendere davvero efficaci questi investimenti miliardari, occorre riflettere sulla pianificazione regionale, inglobando nella discussione il bike sharing, la mobilità privata e i trasporti pubblici, coordinandoli con le necessità degli abitanti, dello sviluppo economico-culturale e del turismo.

È vero, agire oggi per correggere gli errori di ieri è davvero difficile, ma questo non dev'essere un alibi per lasciare che le cose continuino così anche domani: diamoci da fare per una nuova riflessione sul senso della pianificazione territoriale e sulle misure da adottare. Perché il territorio è uno solo, di tutti, e proteggerlo è uno dei nostri più giusti doveri.